Parco dell’Etna, emergenza rifiuti: nuove microdiscariche nei boschi del versante nordovest
Come appare evidente dal reportage scattato lo scorso 17 aprile, negli appezzamenti di terreno di demanio pubblico adiacenti il tracciato stradale l'impatto ambientale è drammatico: vasti tratti del sottobosco sono invasi da sacchi dell'immondizia, bottiglie, scatolame e rifiuti speciali. In questo scenario grottesco, turisti ed escursionisti possono frequentemente imbattersi in porte, divani, pneumatici ed elettrodomestici dismessi. Uno scempio del tutto antitetico alle straordinarie peculiarità vulcanologiche, paesaggistiche, botaniche e faunistiche che il mondo ci invidia.
Siamo giunti probabilmente al punto più basso del rapporto plurisecolare tra la popolazione locale e il vulcano attivo più alto d'Europa, insignito del titolo di Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 2013. L'ineluttabile distruzione del territorio è una cartina di tornasole della fase di oscurantismo attraversata dalla nostra società. Con i presupposti attuali, in assenza di un comune senso civico e di una concreta presa di coscienza delle tematiche ambientali, appare utopico anche solo abbozzare scenari positivi di sviluppo turistico. Slogan di rito, populismo e retorica servono a poco: la valorizzazione del territorio, preziosa risorsa e volano economico di una terra problematica, non può prescindere da una rivoluzione culturale che deve partire necessariamente dal basso.